lunedì 15 febbraio 2010

CAMPAGNE URGENTI : Appello per la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche

CAMPAGNE URGENTI :
Appello per la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche

LA NOSTRA SOLIDARIETÀ A TENZIN DELEK E AI TIBETANI CHE SI SONO MOBILITATI PER LA REVISIONE DELLA SENTENZA!


  La decisione del governo cinese di commutare la sentenza di morte pronunciata nei confronti di Tenzin Delek Rinpoche nel carcere a vita è stata indubbiamente una vittoria per i tibetani e per le migliaia di persone che, in tutto il mondo, si sono adoperate per salvargli la vita. E’ la prova concreta dell’efficacia della pressione internazionale e la dimostrazione di ciò che possiamo ottenere se ci attiviamo congiuntamente e in grande numero.



Tenzin Delek Rinpoche rimane tuttavia un prigioniero politico, condannato a languire a vita nelle carceri cinesi. Al termine del processo d’appello, Tenzin Delek Rinpoche è stato condannato al carcere a vita. Trasferito dal carcere di Chuandong a quello di Mianyang (nella provincia del Sichuan), sappiamo che le sue condizioni di salute non sono buone: soffre di alta pressione e, a causa delle torture cui è stato sottoposto prima del processo, ha problemi cardiaci e polmonari. Continua a proclamare la sua innocenza.


Nel giugno 2009, a un compaesano che gli faceva visita in prigione, Tenzin Delek Rinpoche disse: “Non sono colpevole, chiedete giustizia, chiamate tutti e fate il possibile perché la sentenza sia cambiata”.


  In segno di aiuto, 40.000 tibetani appartenenti alla comunità di Tenzin, firmarono una petizione (molte firme consistevano nell’impronta del pollice) in cui si chiedeva giustizia per il loro leader. Questa una pagina della petizione.




In segno di solidarietà con Tenzin Delek e i tibetani che per lui hanno manifestato lo scorso mese di dicembre in tutta l’area di Lithang, vi chiediamo di firmare la petizione on line al sito:





Accanto alla vostra firma comparirà l’impronta di un pollice, come nella petizione dei tibetani.


La petizione sarà inviata a Zhou Yongkang (nella foto), uno dei massimi dirigenti del Partito Comunista. Nel 2002, Zhu era Segretario del Partito nella provincia del Sichuan, dove Tenzin Delek era detenuto. Attualmente ricopre la carica di Segretario del Comitato Centrale per le Politiche Legali, il principale organo della Repubblica Popolare Cinese di supervisione nell’applicazione della legge.



  La campagna, lanciata a livello internazionale, ha come obiettivo la raccolta di 40.000 firme entro il 10 marzo 2010.

















Altre azioni:

1) Scrivete al Liu Qibao, segretario del Partito della Regione del Sichuan per chiedere la sua liberazione.

2) Scrivete al nostro Ministro degli Esteri, on. Franco Frattini


Note biografiche :

Nato a Litang, nel Sichuan, nel 1950, Tenzin Delek è stato protagonista, nella sua provincia, di battaglie ambientaliste, sociali e religiose. Dal 1982 al 1987 visse in India, dove studiò sotto la supervisione del Dalai Lama, il leader tibetano in esilio dal 1951. Dal suo maestro venne riconosciuto come "tulku", ovvero lama reincarnato. Tornato in Cina nel 1987, Tenzin Delek fondò monasteri, ospedali, scuole e orfanotrofi ma i suoi rapporti con le autorità cinesi si guastarono nel 1993, quando si oppose ai tentativi di disboscamento attuati dal governo nelle aree tibetane. Arrestato nell'aprile 2002 con un altro monaco, Lobsang Dhondup, 28 anni, i due vennero accusati dell'attentato avvenuto agli inizi di quello stesso mese nella piazza principale di Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan. I due monaci furono entrambi condannati a morte il 2 dicembre 2002 ma il 26 gennaio 2003 la sentenza venne eseguita solo per Lobsang Dhondup; Tenzin Delek si vide sospendere la condanna per due anni. Nel gennaio 2005, a seguito delle fortissime pressioni internazionali, la condanna a morte è stata commutata nel carcere a vita.

PECHINO CHIEDE AGLI USA DI ANNULLARE L’INCONTRO OBAMA – DALAI LAMA continuano le minacce cinesi

PECHINO CHIEDE AGLI USA DI ANNULLARE L’INCONTRO OBAMA – DALAI LAMA

Pechino, 12 febbraio 2010

La Cina ha chiesto agli Stati Uniti di annullare «immediatamente» il programmato incontro alla Casa Bianca tra il presidente Barack Obama e il Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani. Lo ha reso noto l'agenzia ufficiale Nuova Cina citando il portavoce del ministero degli esteri Ma Zhaoxu, in quello che si preannuncia come un braccio di ferro diplomatico dalle ricadute imprevedibili. La dura presa di posizione fa seguito all'annuncio venuto giovedì dalla Casa Bianca, secondo il quale Obama incontrerà il Dalai Lama a Washington il 18 febbraio prossimo nonostante i precedenti ammonimenti venuti da Pechino.



IL COMUNICATO - «Esortiamo gli Stati Uniti a comprendere il carattere molto sensibile della questione tibetana, e rispettare scrupolosamente il loro impegno sull’appartenenza del Tibet alla Cina e la loro opposizione all’indipendenza tibetana», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri cinese. Robert Gibbs, il portavoce del presidente, aveva precisato che l'incontro avverrà non nello Studio Ovale ma nella cosiddetta Sala delle Mappe, un luogo meno ufficiale e simbolico. Obama aveva già fatto sapere la settimana scorsa di voler ricevere il leader tibetano in esilio suscitando una prima reazione negativa da parte cinese. Pechino aveva infatti ammonito che un tale incontro potrebbe danneggiare gravemente i rapporti tra i due paesi


RUOLO DI LEADER SPIRITUALE - L'amministrazione Obama ha sempre sottolineato che il presidente vedrà il Dalai Lama nel suo ruolo di leader spirituale e che Washington non mette in discussione che il Tibet faccia parte del territorio cinese. L'ormai imminente colloquio sembra proprio destinato a acuire gli attriti esistenti tra Washington e Pechino su diverse questioni: la vendita di armi Usa a Taiwan, il rispetto dei diritti umani in Cina, il tasso di cambio dello Yuan, la censura di Internet. Senza contare che gli Stati Uniti, inoltre, stanno attualmente cercando di convincere la Cina ad appoggiare nuove sanzioni contro l'Iran per il suo controverso programma nucleare.


Robert Gibbs ieri ha detto che i rapporti tra i due paesi sono «maturi abbastanza» per lavorare insieme sui problemi di reciproco interesse accettando nello stesso tempo il fatto che non si può essere d'accordo su tutto. In questo clima teso si era anche registrato uno sviluppo positivo: la Cina ha infatti autorizzato la portaerei nucleare statunitense Nimitz a visitare la prossima settimana il porto di Hong Kong.

Obama: "Vedrò il Dalai Lama" - Cina: "Un incontro minerebbe relazioni"

 PECHINO - Dopo settimane di incertezze e polemiche, Barack Obama ha deciso di compiere un passo che aprirà una forte controversia con la Cina e ha annunciato che incontrerà il Dalai Lama durante la visita che il leader spirituale tibetano compirà a Washington.
"Il presidente Obama ha detto in novembre ai leader cinesi, durante il suo viaggio in Cina, che aveva intenzione di incontrare il Dalai Lama in futuro", ha detto il portavoce della Casa Bianca Bill Burton.
Il governo cinese aveva avvertito proprio oggi Washington che l'incontro sarebbe "irragionevole" e "minerebbe seriamente" le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Pechino dunque si oppone "con fermezza" alla prospettiva che il presidente Usa incontri il Dalai Lama.
Un incontro, ha avvertito il partito comunista, "che potrebbe danneggiare seriamente le relazioni sino-americane". "Se il presidente Obama incontrasse il Dalai Lama, andrebbe incontro alla nostra ferma opposizione e finirebbe per minacciare la fiducia e la collaborazione".
Così, senza giri di parole, Zhu Weiqun, responsabile del Partito comunista cinese per le etnie e gli affari religiosi, ha detto che il suo governo si opporrebbe con forza ad un incontro del genere. Secondo il responsabile di Pechino "i rapporti tra il governo centrale e il Dalai Lama sono una questione esclusivamente interna alla Cina": "Ci opponiamo - ha detto - a qualunque tentativo di una forza straniera di interferire con le questioni interne cinese usando come pretesto" il leader spirituale tibetano.







La visita del Dalai Lama negli Stati Uniti è prevista a partire dal prossimo 16 febbraio. Le parole del rappresentandte di Pechino giungono dopo l'incontro della settimana scorsa fra esponenti del partito comunista cinese e due inviati del Dalai Lama, il primo dopo 15 mesi. L'incontro non ha prodotto risultati concreti.






Obama aveva rinunciato a ricevere il Dalai Lama quando il leader spirituale tibetano è venuto a Washington in ottobre, per evitare conseguenze sulla sua sucessiva missione in Cina. Ma aveva promesso che lo avrebbe ricevuto entro l'anno. Il monito di Pechino arriva mentre i rapporti fra i due paesi sono già tesi per la controversia su Google e la vendita di armi americane a Taiwan.






Il governo tibetano in esilio ha respinto oggi la messa in guardia di Pechino a Washington, osservando che "non ci sono motivi" perché Obama debba evitare un tale incontro. "Dal nostro punto di vista crediamo che il ruolo degli Stati Uniti è di facilitare un dialogo giusto ed onesto tra gli emissari del Dalai Lama ed il governo cinese", ha dichiarato il portavoce del governo tibetano Thubten Samphel.