giovedì 27 gennaio 2011

Nella giornata della memoria io ricordo i "LAOGAI" ancora esistenti e funzionanti in Cina!

Il Laogai Handbook 2008


LAOGAI 

abbreviazione di laodong gaizao 
significato : "riforma attraverso il lavoro"
 tutt'ora attivi
i campi di concentramento del 2. e 3.o millennio
DIRITTI UMANI  : ZERO



Vennero aperti nel 1950 da Mao Zedong su consulenza sovietica a imitazione dei Gulag. A tutt'oggi i Gulag sono inattivi, così pare. I laogai invece sono aperti e attivissimi.
Il numero di campi aperti è "Segreto di Stato" in Cina ovviamente ma il Il Laogai Handbook 2008 ne conta 1.440 aperti e attivi.
 Ufficialmente i campi sono un mezzo per rieducare i criminali con il lavoro. In realtà servono per sfruttare terrore, intimidazione, lavaggio del cervello, tortura contro i dissidenti politici, contro i rivoluzionari, contro chi osa opporsi alla linea politica. Inoltre sono una enorme forza lavoro gratuita. Schiavi senza diritti civili e quindi DIRITTI UMANI ZERO
I ragazzi della protesta di piazza Tien'anmen (in cina definita "incidente" di piazza Tien'anmen) sono morti o spariti divorati dai Laogai.
I Laogai sono pieni di tibetani (vedi la questione tibetana nei post che ho pubblicato sotto l'etichetta TIBET) rinchiusi da sempre. Il fine : genocidio fisico e culturale. La cultura tibetana deve sparire. Per fortuna non riusciranno nell'impresa.

Il lavaggio del cervello è uno dei metodi più soft finalizzati a indottrinare i detenuti con lezioni quotidiane dopo le lunghe ore di lavoro per giungere all'autocritica, all'autoaccusa pubblica e diventare leali al "Partito" Ciò va dimostrato anche denunciando amici e parenti etc 

Harry Wu ( attivista per i diritti umani cinese  naturalizzato statunitense) fu arrestato perchè cattolico e considerato controrivoluzionario di destra e detenuto dal 1960 al 1979  
Spiega :  
quando si entra nel campo, la prima cosa è confessare il proprio crimine. Bisogna ripetutamente dire loro il proprio crimine. Non dimenticare mai nessun dettaglio. La confessione è di primaria importanza, perchè distrugge la dignità. Bisogna dire ’ sono un criminale, sono colpevole, voglio accettare la riforma del pensiero, voglio cambiare me stesso, voglio essere fedele al presidente Mao

Lu Decheng fu uno dei 3 ragazzi che lanciarono uova contro il ritratto ufficiale di Mao nell'ottobre 1989 durante la famosa protesta studentesca di Tien'anmen, arrestato è stato "ospitato" in un "campo di lavoro" cinese.
Molto bella l'intervista rilasciata a Riccardo Cascioli di "Avvenire" nel 2007

Uno stralcio dall'intervista per capire immediatamente perchè sono sempre più numerosi e attivi i Laogai : 
"Lei sta dicendo che i giocattoli che acquistiamo, e anche gli alberi di Natale di plastica, possono provenire dai campi di lavoro forzato?

Certo, nei laogai si produce di tutto, per il mercato interno e per l'esportazione. Per il governo cinese è una grande risorsa economica, perché i laogai permettono ampia disponibilità di manodopera a costo zero, così da rendere particolarmente competitivi i prodotti cinesi. È anche per questo che i laogai sono in aumento."



IL BALLO DELLA TERRA : Mirtilli e melanzane alleati della salute



Mirtilli e melanzane alleati della salute


La deliziosa bacca blu scuro che possiamo trovare in montagna o in un sottobosco in quota ha già dimostrato di possedere molteplici virtù benefiche.
L'ultima fra esse ad essere stata confermata da una ricerca scientifica è quella che i mirtilli sono un valido aiuto contro l’ipertensione.
Sembra infatti che la cura con i frutti di bosco riduca il rischio di pressione alta del 10%. La ricerca che lo sostiene è stata condotta ad Harvard e sarà pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition. Il segreto di questo frutto risiede nelle proprietà delle antocianine, composti bioattivi che offrono protezione contro i radicali liberi.
Le antocianine appartengono alla famiglia dei flavonoidi e si trovano in grandi quantità in ribes, lamponi, succo d'arancia rossa, melanzane e mirtilli. I flavonoidi sono composti polifenolici di 15 atomi di carbonio e derivano il loro nome da “flavus” .
nome da “flavus” che significa giallo: queste molecole sono le responsabili, infatti della colorazione di alcuni fiori e frutti. Sono le antocianine a dare il colorito blu, per esempio, ai mirtilli. Gli scienziati hanno preso in esame 134mila donne e 47mila uomini in un arco di tempo di 14 anni, analizzando in particolare gli alimenti ricchi di flavonoidi, quindi anche mele, vino rosso e fragole. I risultati hanno evidenziato che tra coloro che avevano iniziato a soffrire di pressione alta, i valori erano dell’8% minori se la dieta integrava i cibi ricchi di antiossidanti e del 10% se avevano consumato una porzione di mirtilli ogni settimana.
E ancora più benefico dei mirtilli sembra essere il riso nero. In un altro studio infatti, portato avanti dalla Louisiana State University. "Solo un cucchiaio del suo involucro - spiega il capo-ricercatore Zhimin Xu - contiene l'equivalente in antociani di un cucchiaio di mirtilli, ma con meno zuccheri, più fibre e vitamina E".
Queste notizie si aggiungono quindi a quelle sulle molteplici proprietà dei frutti blu, che hanno dimostrato come i mirtilli siano in grado di prevenire anche l'insorgenza del cancro all'esofago e di indurre al suicidio (apoptosi) le cellule neoplastiche.
Lo studio in questione è stato svolto nei laboratori dell'Ohio State Comprehensive Cancer Center (Usa) e pubblicato sulla rivista “Cancer Prevention Research”.
Gli esperti, guidati dal dott.Gary Stoner e dalla sua equipe, hanno somministrato ad alcuni topolini un estratto iperconcentrato di mirtilli, rilevando che le cavie sottoposte a questa integrazione alimentare risultavano più protette dalle neoplasie e riuscivano a combatterle meglio. Gli scienziati americani ritengono che le proprietà chemiopreventive dei dei mirtilli siano dovuti alle antocianine.
I risultati ottenuti dal gruppo di ricerca del dott.Stoner sono stati i primi a confermare con una sperimentazione su animali le ipotesi già avanzate in precedenti test in vitro.
L'estratto di mirtillo, affermano i medici, si è ora dimostrato efficace quanto l'assunzione dei frutti interi e, nel futuro, si spera di riuscire a mettere a punto una miscela standardizzata di queste sostanze come terapia coadiuvante nella lotta al cancro.
Un obbiettivo della ricerca sarà quello di isolare, nella polvere di mirtillo, soltanto i componenti attivi e cercare di diffonderli capillarmente in zone mirate dell'organismo umano, lì dove la loro azione può arrecare i maggiori benefici.
È certamente una bellissima notizia che un frutto di bosco così buono e sfizioso sia anche così salutare.
fonte: italiasalute.it


domenica 23 gennaio 2011

PREMIO SUNSHINE AWARDS : il mio blog riceve un premio! GRAZIE ^_^


Premio Sunshine Awards


Il mio blog riceve un premio e io sono sbalordita, emozionata e onorata! Il premio viene da una persona che stimo in maniera particolare e ciò rende questo premio ancora più speciale!
Mi ha premiato la blogger le ceramiche di marta 
Vedi qui


Il premio è una bella idea per fare comunicare i blogger tra loro! Una catena che permette di segnalare e fare emergere i blog più belli, interessanti o divertenti. Non ho la presunzione di pensare che il mio blog sia meritevole o che sia particolarmente interessante però ringrazio Marta di avere pensato a me e il premio me lo tengo. Fa bene alla mia autostima ^_^


Queste le regole del premio: 


- Ringraziare coloro che ci hanno premiato 
- Scrivere un post per il premio
- Passarlo a 12 blog che riteniamo meritevoli 
- Inserire il link di ciascuno dei blog che abbiamo scelto 
- Dirlo ai premiati  





Adesso con piacere segnalo i miei blog preferiti :


INSERITI IN ORDINE CASUALE NON MERITOCRATICO :-)


1) le ceramiche di marta di Marta


2) animalia di Animalia


3) Lumaconi - guida pratica intergalattica di Animalia


4) gattomatto di Laura


5)  Creare blog


6) Cronache dal Pollaio 


7) nonnainternauta 


8) AMICI DI CHICCA 


9) i colori della vita 


10) Monkey Business Movement 


11)  uomini,animali,ecc.


12) Dogs,cats,etc.


Un grazie speciale a Marta e un saluto a tutti voi!
Partecipate mi raccomando!


venerdì 21 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : ELESIR DI LUNGA VITA...........MANDORLE E NOCI



ELESIR DI LUNGA VITA...........MANDORLE E NOCI

Le mandorle devono essere freschissime, per questo sarebbe meglio acquistarle in confezioni sigillate, in modo da poter vedere quando sono state imbustate e conservarle al meglio. Se acquistate sfuse bisogna assicurarsi che siano fresche, quindi annusatele per sentire se hanno un odore stantio, in quanto gli acidi grassi mono e polinsaturi che contengono, irrancidiscono facilmente se esposti a luce, aria e calore; questo problema è molto limitato se le mandorle sono protette dal loro guscio, che le conserva ottimamente. Le mandorle possono anche essere congelate.
Le mandorle costituiscono un vero concentrato energetico e calorico: poiché contengono proteine, vitamine del gruppo E, B1 e B2, magnesio, ferro e calcio, perciò utilissime nella calcificazione delle ossa.
Il particolare e originale equilibrio di minerali, vitamine, proteine e grassi, ne fanno soprattutto un rinforzante del sistema nervoso, costituendo un sano e saporito antidepressivo naturale.

La noce è ricca di sali minerali, e di acidi grassi (utili per combattere il colesterolo) ed è un alimento molto calorico.
Anticamente, il suo olio, nato per essere utilizzato per l’illuminazione, è stato poi utilizzato sia come medicinale e sia come condimento nei periodi di guerra, quando non era possibile acquistare quello di oliva poichè irreperibile o per i prezzi proibitivi.

3 Noce / Mandorle al giorno toglie di mezzo il dottore :-)







mercoledì 19 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : Etichette dettagliate OBBLIGATORIE sulle confezioni alimentari ... FINALMENTE!



Alimenti, da dove vengono?

Il ripetersi di emergenze alimentari, come l’ultima legata al latte e alle uova alla diossina provenienti dalla Germania, rende di vitale importanza garantire la trasparenza dell’informazione sui prodotti alimentari per un paese come l’Italia che è grande importatore di materie prime". E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare positivamente l’annuncio del ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, dell’approvazione definitiva della legge sull’etichettatura d’origine. Nella tabella indichiamo quali alimenti hanno già l'etichetta che indica la provenienza e quali no

L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI

Cibi con l'indicazione di provenienza 
Carne di pollo e derivati 
Carne bovina 
Frutta e verdura fresche 
Uova 
Miele 
Passata di pomodoro 
Latte fresco 
Pesce 
Extravergine di oliva 

Cibi senza l'indicazione di provenienza

La pasta ( farina)
Carne di maiale e salumi
Carne di coniglio
Frutta e verdura trasformata ( macedonia , passata di verdure etc)
Derivati del pomodoro diversi dalla passata ( sughi pronti)
Formaggi
Derivati dei cerali (pane,pasta)
Carne di pecora e agnello


Fonte: Coldiretti



domenica 16 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : La top ten dei microbi nel tuo bicchiere di vino

La top ten dei microbi nel tuo bicchiere di vino

Scritto da: Antonio Tomacelli  

Per una volta soltanto vi invito a portare il bicchiere all’orecchio anzichè al naso: sentite niente? Strano perchè il vostro vino è pieno di microbi che si agitano e si danno da fare. Alcuni sono i benvenuti per il loro prezioso lavoro, altri sono responsabili delle peggiori puzze mai viste e qualche volta sono visibili a occhio nudo. Per conoscerli meglio, Intravino presenta la “Top ten dei microbi nel tuo bicchiere”. Si comincia.

Saccharomyces cerevisiae – Sul gradino più alto del podio c’è lui, il mago delle fermentazioni. Grazie a questo piccolo fungo instancabile il pane lievita e il mosto fermenta trasformandosi in Chianti. Goloso come nessuno, passa il suo tempo a divorare zuccheri e…ehm trasformarli in alcol (si, insomma, avete capito). Il Saccharomyces (letteralmente: fungo dello zucchero) vive di preferenza sulle bucce degli acini d’uva ma lo si usa anche nella fermentazione della birra. Muore, in genere, quando il vino raggiunge i 16/17 gradi alcolici. Se il mosto ha un tenore zuccherino superiore, il vino conserverà quel tanto di dolce da renderlo “vino da dessert”.

Oenococcus oeni – È il responsabile della fermentazione malolattica, quella che trasforma l’acido malico presente nel vino (responsabile dello sgradevole sapore di mela verde) nel più burroso acido lattico. C’hai presente quei profumoni burrosi dello chardonnay? Beh, tutto merito suo. Il cocco di mamma arrotonda, ammorbidisce e toglie spigoli ai vini del nord che, causa freddo, maturano con difficoltà.

Lactobacillus – È il socio in affari di Alessia Marcuzzi, quello per intenderci, presente nello yogurth e nel suo prezioso intestino. Se la vostra bottiglia presenta dei simpatici filamenti in sospensione, meglio lasciar perdere: lui c’è. È il parente cattivo dell’Oeni (stessa famiglia di batteri lattici), capace di trasformare in 48 ore un ottimo vino in ottimo aceto. Un suo parente stretto, L’ Hilgardii Lactobacillus, è responsabile dell’aroma di “topo morto” che affligge certe preziose bottiglie di rosso.

Schizosaccharomyces pombe – Scoperto per la prima volta in Africa nelle birre di miglio (in lingua swahili pombe significa birra), è una sorta di lievito più potente del Cerevisiae, in quanto capace di una intensa fermentazione malo-alcolica.

Brettanomyces – Protagonista di feroci discussioni tra appassionati, il caro buon vecchio Brett lo riconosci subito per quell’odorino di sudore di cavallo che nei casi più fortunati sconfina nei profumi di cuoio (presente certi rum stravecchi?). Di origini e abitudini ignote, vive un po’ dove gli pare, preferendo le botti in legno di una certa età e le pompe presenti in cantina. Oltre al sudore di cavallo si conoscono almeno una decina di altre puzzette prodotte dal fungo dispettoso quali farmaceutico, plastica, caucciù bruciato e altri.

Pediococcus – O del tanfo di “calzino sporco”. I suoi effetti nefasti sul vino includono anche una sgradevole senzazione burrosa e una pesante viscosità del liquido. È usato per la fermentazione dei crauti: e ho detto tutto.

Acetobacter – Già il suo nome non lascia presagire nulla di buono. Quando lui c’è, il vostro vino si trasforma in Acido Acetico, quel liquido buono solo per condire l’insalata, insomma. Avete presente quei sapientoni che discutono di “Volatile troppo alta”? Beh, stanno parlando del nostro batterio che però non si è espresso al meglio delle sue possibilità per cui il vino “sa di spunto” ma non è completamente perso. Tra i composti che l’acetobacter è in grado di produrre, segnaliamo l’acetaldeide, responsabile di quel fastidioso sentore di mela ammaccata di certi bianchi passati di cottura. Diversamente da altri, il nostro ha bisogno di ossigeno per vivere e riprodursi, per cui basta tenere il vino al riparo per evitare spiacevoli sorprese.

Hanseniaspora – È un lievito presente sulle bucce in minima quantità e con poca capacità fermentativa. Pare sia tra i responsabili delle prime fasi di trasformazione dello zucchero, ma muore quasi subito per colpa dell’alcol, poverino.

Botrytis cinerea – Fungo tanto brutto quanto delizioso nei suoi effetti, conosciuto anche come muffa grigia o marciume grigio. In presenza di umidità, attacca gli acini, concentrandone gli zuccheri fino a farli appassire. Senza botrytis niente Sauternes, Tokaji e Trockenbeerenauslese ovvero, alcuni dei vini più cari e più buoni del mondo.

Lievito Flor – Curiosa famiglia di lieviti presenti su alcuni tipi di sherry spagnoli. Si posano come un velo in superfice e proteggono il vino dall’eccessiva esposizione all’ossigeno.

Molti di questi microbi vengono filtrati durante l’imbottigliamento, ma molti produttori evitano filtrazioni troppo drastiche che inevitabilmente finiscono per smagrire il vino. In ogni caso diffidate dei tappi che fanno “pop” all’apertura: se non è champagne, il vostro vino è perduto per sempre.

Informare , sperimentare, PROSIC :-)



IL BALLO DELLA TERRA : Conoscere le verdure IL BROCCOLO



Broccolo


Nome scientifico
Brassica oleracea var. italica, facente parte della famiglia delle Brassicaceae
Nome comune
Cavolo broccolo
Broccolo

Storia

Il cavolo broccolo è originario dell’area compresa fra Grecia, Turchia, Siria e Isola di Cipro. Da quest’area fu portato in Italia e già al tempo dei Romani era consumato ed apprezzato.
Le diverse varietà e stagioni

I broccoli sono botanicamente prossimi al cavolfiore e sono caratterizzati da un bel colore verde. Infatti la pianta rassomiglia a quella del cavolfiore e si differenzia  da essa per le foglie che sono con margine più profondamente inciso e con picciolo molto lungo, a volte più scure ed in numero minore. La parte commestibile è una infiorescenza a corimbo costituita da una massa di boccioli floreali completamente differenziati.

Ne esistono diverse tipologie locali, oggi sostituite da varietà selezionate. In Italia viene maggiormente coltivato in Puglia, poi in Campania, Lazio e Marche.
Al Centro-Nord sono possibili coltivazioni a trapianto primaverile per raccolta a inizio estate e trapianto estivo per raccolta autunnale. Al Sud la stagione di produzione va da inizio autunno a primavera inoltrata.  Altre tipologie sono i broccoletti, costituiti da piccoli ammassi floreali prodotti dal cavolo broccolo ramoso, produzione molto diffusa in tutta l’Italia centro-meridionale e la cui raccolta avviene al Sud da Novembre ad Aprile e al Centro da Aprile ad Agosto.

I broccoli, poco calorici, presentano vantaggi nutrizionali evidenti: sono fonte di vitamine C e B9, apportano anche quantità apprezzabili di fibre, di provitamina A e di magnesio.
Recentemente, alcuni ricercatori hanno dimostrato che i broccoli possiedono interessanti proprietà nella prevenzione di alcuni tumori, grazie a diversi composti forniti in sinergia con le vitamine antiossidanti (C e provitamina A).
Anche altri ortaggi possiedono virtù contro i tumori ed ecco perché la Sanità Pubblica promuove campagne che suggeriscono di aumentare nell’alimentazione quotidiana il consumo di frutta e verdura sotto tutte le forme: frullate, in conserva, surgelate o fresche( meglio fresche di stagione)

Alcuni studi hanno dimostrato che il broccolo può aiutare ad invecchiare meglio: il sulforafano, sostanza in esso contenuta, fa si che vengano inibiti i geni responsabili dell’invecchiamento delle cellule.
Suggerimenti in cucina
 porzione per un bambino: tre piccoli mazzi
    * porzione per un adulto: cinque mazzi

Un trucco per i bambini che non amano i broccoli per il sapore forte,
saltare i broccoli con pocchissima acqua in padella quando saranno morbidi frullarle e condire la pasta con 2 cucchiao di stracciatella ( formaggio fresco filante l'interno della buratta) il sapore del latte aiuterà a nascondere il sapore forte del broccolo.....piace molto anche a noi grandi....
 * Broccoli & ceci: il ferro dei ceci sarà assimilato meglio grazie alla presenza dei broccoli (vitamina C). Un’eccellente apporto di fibre, che stimola delicatamente il transito intestinale (ceci e broccoli) e di minerali, di cui le due verdure sono particolarmente ricchi. La pasta broccoli e ceci è un ottimo connubio di questi due alimenti: per farla è sufficiente tagliare il broccolo e scottarlo per 5 minuti in acqua bollente. Saltare i broccoli cotti con i ceci in una padella con olio e aglio e unirvi un po’ di acqua di cottura. Saltare la pasta nelle verdure, unendo del pane sbriciolato.
    * Broccoli & pesce al vapore: per una cucina snella piena di vitalità: le proteine del pesce, le fibre, le vitamine A, C, B9, B2, PP, B12.
Curiosità

Buon appettito :-)




martedì 11 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : COME E' FATTO LO ZUCCHERO!

COME E' FATTO LO ZUCCHERO





mercoledì 5 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : La dieta giusta contro il freddo Al calo delle temperature si risponde con alimenti appropriati

La dieta giusta contro il freddo

Al calo delle temperature si risponde con alimenti appropriati


Quando il freddo si fa intenso, meglio adeguare la propria alimentazione. Gli esperti della Coldiretti suggeriscono l'utilizzo di una serie di alimenti indicati per ovviare alle temperature in picchiata di questi giorni.

Più fa freddo, più aumenta il nostro consumo energetico, dal momento che per mantenere la temperatura corporea ottimale il nostro organismo è costretto a bruciare più calorie.

Fondamentale è assumere verdure di stagione, soprattutto quelle ricche di vitamina A (spinaci, cicoria, zucca, fagiolini, ravanelli, zucchine, carote, broccoletti, ottimi anche cipolle e aglio possibilmente crudi per la valenza antibatterica non indifferente) perché danno il giusto quantitativo di sali minerali e vitamine antiossidanti che sono di grande aiuto per combattere le conseguenze dello stress del cambio di stagione sull'organismo.

Sono consigliate anche le zuppe, perché il loro 
calore aiuta a mantenere adeguatamente alta la temperatura corporea e perché rafforzano le difese immunitarie grazie all'apporto di vitamine che il loro consumo garantisce.

Nella dieta non vanno trascurati piatti a base di legumi (fagioli, ceci, piselli, lenticchie, fave secche) perché contengono ferro e sono ricchi di fibre che aiutano l'organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le funzionalità intestinali. Per la frutta, di grande importanza è il consumo di kiwi e di agrumi (arance, limoni, mandarini, clementine) per il contenuto notevole di vitamina C.

Va anche ricordato che in un soggetto normale l'assunzione di proteine deve essere compresa tra 0,8-1,3 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, per cui una buona bistecca nella dieta non può che fare bene.



Nella dieta e' anche consigliato il vino rosso, mentre sconsigliato grappa, etc...perchè più alto il grado alcolico più scende la temperatura corporea.



IL BALLO DELLA TERRA : Conoscere le verdure!

Conoscere le verdure



Carciofo

I vantaggi nutrizionali delle verdure. Tutto ciò che serve sapere sulle verdure, la salute e la nutrizione
Nome scientifico
Cynara cardunculus subsp. scolymus (L.) Hegi, facente parte della famiglia delle Asteraceae
Nome comune
Carciofo
Carciofo
Storia

E’ un ortaggio originario dei paesi del bacino del Mediterraneo orientale, comprese le isole Egee e di Cipro, e dell’Africa settentrionale compresa l’Etiopia. Il carciofo era già molto noto fin dall'antichità per i pregi organolettici del capolino (le prime descrizioni risalgono allo storico greco Teofrasto). L'attuale nome volgare in molte lingue del mondo deriva dal neo-latino "articactus" (in alcuni dialetti settentrionali è chiamato articiocco); il nome italiano "carciofo" e quello spagnolo "alcachofa" derivano dall'arabo "harsciof".
Il carciofo è un prodotto tipico dell’area del Mediterraneo: l’Italia è uno dei principali produttori insieme con la Spagna.
Le diverse varietà e stagioni

Il carciofo è una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano più fusti, che all'epoca della fioritura si sviluppano in altezza con una ramificazione dicotomica. Il fusto è robusto, cilindrico e carnoso, striato longitudinalmente.
L’infiorescenza, detta capolino o calatide, è la parte edule; tuttavia altre parti della pianta possono trovare impiego in campo officinale.
Il capolino comprende una parte basale (il ricettacolo carnoso), sul quale sono inseriti i fiori ermafroditi detti "flosculi"; inframmezzati ai fiori, sono presenti sul talamo numerose setole bianche e traslucide (il "pappo"). Il complesso di fiori e setole, nei primi stadi di sviluppo, viene volgarmente indicato con il nome di "peluria". Sul ricettacolo si inseriscono le brattee o squame involucrali, a disposizione imbricate l'una sull'altra: le più interne tenere e carnose, le più esterne consistenti e fibrose. Il ricettacolo carnoso e le brattee interne costituiscono la porzione edule del carciofo, comunemente detto "cuore".
Viene commercializzato per il mercato fresco (calibri maggiori) o per l’industria (calibri inferiori).
In Italia viene coltivato prevalentemente in Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio, Toscana. La pianta è perenne, la coltura può essere annuale o biennale e la raccolta avviene a seconda delle tipologie tra Marzo e Giugno oppure tra Novembre e Dicembre. 
Le varietà di carciofo sono classificate secondo diversi criteri. I principali sono i seguenti:

* in base alla presenza e allo sviluppo delle spine si distingue fra varietà spinose e inermi. Le prime hanno capolini con brattee terminati con una spina più o meno robusta, le inermi hanno invece brattee mutiche o mucronate.
* In base al colore del capolino si distingue fra varietà violette e verdi.
* In base al comportamento nel ciclo fenologico si distingue fra varietà autunnali o rifiorenti e varietà primaverili. Le prime si prestano alla forzatura in quanto possono produrre capolini nel periodo autunnale e una coda di produzione nel periodo primaverile. Le seconde sono adatte alla coltura non forzata in quanto producono capolini solo dopo la fine dell'inverno. 

In Italia, tra le DOP e le IGP vi sono:

* Il carciofo di Paestum
* Il carciofo Romanesco del Lazio con capolini molto grandi

Tra quelli di denominazione in posizione transitoria troviamo il carciofo Spinoso di Sardegna.
Tra le altre varietà più diffuse, ricordiamo:

* Spinoso sardo
* Violetto catanese
* Verde di Palermo
* Violetto di Sicilia
* Violetto di Toscana
* Precoce di Chioggia
* Violetto di Provenza
* Violetto di Niscemi
* Carciofo Romanesco (mammola)



Il carciofo è naturalmente molto ricco di fibre: contiene frutto-oligosaccaridi e fibre solubili che gli conferiscono un il sapore leggermente zuccherato.
Queste fibre solubili svolgono un ruolo importante nella regolazione dell’assimilazione di alcuni nutrimenti: infatti, permettono di assimilare meglio alcuni sali minerali come il calcio e il magnesio.
Il carciofo è fonte di vitamina B9, necessaria alla produzione e al rinnovamento delle cellule.
Porzioni

* porzione per un bambino: un carciofo della dimensione di un pugno
* porzione per un adulto: un carciofo della dimensione di una mano 

Curiosità

Il carciofo, ortaggio di alto valore nutritivo, ha un apporto calorico veramente basso ed un enorme contenuto di ferro. La sua azione nell’organismo fortifica il cuore, riduce la fragilità dei capillari, e il suo succo dona vitalità e tonicità alla pelle devitalizzata.
Suggerimenti in cucina

* I carciofi in cucina si possono preparare in diversi modi. Se sono giovani e teneri è preferibile mangiarli crudi, tagliati a fettine sottili e conditi con olio, limone e mentuccia, o anche bolliti e conditi con olio, sale e pepe, oppure impastellati e fritti.
* Con i carciofi si preparano zuppe, minestre, torte salate, risotti, secondi a base di carciofi ripieni, insalate, ecc. Un'autentica specialità, sono i celeberrimi carciofi alla giudia, fritti e dorati, i carciofi alla romana, cotti in teglia con acqua, olio e aromi, i carciofi ripieni. Li troviamo come accompagnamento nella farinata di ceci tipica di Albissola in Liguria.
* Sono ottimi anche saltati in padella con aglio, olio, peperoncino e una manciata di prezzemolo, oppure utilizzati nelle frittate. Molto usato come condimento nei primi piatti; il carciofo si presta bene ad essere usato come condimento con un battuto e un filo di panna oppure accostato alle vongole già sgusciate o nelle lasagne.



domenica 2 gennaio 2011

IL BALLO DELLA TERRA : IL CRUDO SULLE NOSTRE TAVOLE!


LA SICUREZZA DEL “CRUDO”

di Elvira Naselli

Per una questione di esaltazione dei gusti, dunque di sapore, ma anche per la maggiore “freschezza”, e forse un po’ anche per moda. Sempre più spesso, infatti, sono proprio i ristoratori a proporre carpacci, tartare, pesci e frutti di mare di varie specie. Sulla questione del gusto c’è poco da dire, essendo estremamente personale. Per alcuni un filetto crudo di ricciola o triglia è l’essenza del mare, per altri invece il sapore è troppo forte e la consistenza sgradevole. Sulla questione legata invece alla sicurezza alimentare c’è molto da dire. Gli alimenti crudi, infatti, soprattutto quelli di origine animale, devono essere trattati con estrema precauzione per evitare le cosiddette tossinfezioni alimentari. Dunque crudo, se volete, ma seguendo alcuni accorgimenti.

Pesce

Carpacci di spigola o di tonno, il sushi ormai diffusissimo, ma anche gamberi o scampi o le alici marinate. Non basta il limone o l’aceto, come molti credono, soprattutto se il prodotto è stato conservato o trasportato male, se non era freschissimo al momento dell’acquisto o se proviene da zone a rischio di infestazione da parassiti.

«Mentre bisogna evitare i frutti di mare crudi per salmonelle, tossine algali o epatite A e regalarsi le ostriche solo in posti collaudati, nel pesce crudo il problema è legato soprattutto alle larve di Anisakis», spiega Valentina Tepedino, veterinario e direttore di Eurofishmarket, «presenti in moltissime specie, come nasello, rana pescatrice, salmone pescato, spatola, e poi tonno, sgombro, alici, sardine e altre specie ancora. I parassiti sono visibili a occhio nudo vicino ai visceri. Hanno l’aspetto di piccoli vermi biancastri. Vengono distrutti con la cottura o congelando il prodotto per almeno 24 ore a -20°C. Le alici, da acquistare freschissime, vanno pulite e congelate prima della marinatura. Obbligo che vale anche per i ristoratori che servono pesce crudo. Per i gamberi il rischio è legato alla maggiore allergenicità, oltre al fatto che sono spesso trattati con solfiti per evitare macchie nere».

Il rischio con l’Anisakis è che, se l’uomo con l’alimento lo ingerisce, può provocare sindromi allergiche fino a gastroenteriti più o meno gravi. Va evitato crudo anche il pesce d’acqua dolce, che può contenere un altro parassita (Difillobotrium latum) e che può provocare la plerocercosi, con formazione di noduli e cisti granulomatose a vari livelli. Da consumare con attenzione anche i pesci sott’olio. «Di recente ci sono stati parecchi casi di “sindrome sgombroide” dovuta all’ingestione di alimenti con elevate quantità di istamina, che provoca pomfi, orticaria fino a difficoltà di respirazione», conclude Tepedino, «occorre dunque stare molto attenti quando si compra, ad esempio, il tonno fresco, che deve essere trasportato a casa rapidamente e riposto subito in frigorifero. Stesso discorso per quello sott’olio, evitare di comprarlo se è conservato in grosse latte aperte a temperatura ambiente».


Carne

Un carpaccio o una tartare? «Se la carne proviene da animali controllati e sani e se c’è un rispetto scrupoloso di tutte le regole igieniche si può», premette Agostino Macrì, responsabile del Dipartimento Sanità Pubblica Animale e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità, «ma bisogna avvertire che sono possibili contaminazioni da microrganismi potenzialmente responsabili di malattie (Escherichia coli, Campylobacter), difficili da individuare e trattare, o da Salmonella. Le carni crude non sono sottoposte ad alcun trattamento per cui sono molto più sensibili ai microrganismi. In altri Paesi, comme gli USA, le carcasse vengono trattate con sostanze antisettiche quali acido lattico, polifosfati o ipoclorito di sodio che contribuiscono ad aumentare il PH della carne inibendo la crescita di microrganismi patogeni. Nell’Unione Europea si preferisce invece intervenire sull’igiene degli allevamenti garantendo un’ottima qualità delle carni. Molti allevatori, inoltre, non sono d’accordo su queste pratiche e temono che una “sanificazione” successiva alla macellazione possa portare ad essere più superficiali prima, negli allevamenti».

I punti di criticità delle carni, come li definisce Giacinto Miggiano, direttore centro ricerche Nutrizione all’Università Cattolica di Roma, sono molti e tutti risolvibili con una adeguata cottura. «I problemi sono di due tipi: il primo è legato ai 5 batteri classici», precisa, «l’Escherichia coli, il Campylobacter, e poi Listeria, Salmonella e Stafilococco aureo. Ci sono poi i parassiti, come tenie, trichinelle e toxoplasma, nel maiale. Con la cottura si abbatte la carica batterica e si evitano i patogeni ma capisco che si perde in gusto, e si perdono anche le vitamine termosensibili e alcuni acidi grassi».

Uova

Il sapore di un uovo crudo, al cucchiaio o succhiato dopo aver bucato le due estremità, è per molti un ricordo d’infanzia. Perché se è vero, come sostiene Agostino Macrì, che le uova che provengono da allevamenti controllati sono le più sicure e si possono mangiare sia crude che alla coque, è altrettanto vero che, con un’alimentazione standardizzata, il sapore è quello che è. «Eppure», conclude Macrì, «bisogna diffidare proprio di quelle “del contadino” che non sempre offrono adeguate garanzie microbiologiche».

Latte

Secondo gli estimatori ha un sapore d’altri tempi. Per i detrattori c’è un rischio microbiologico (in particolare per l’Escherichia coli 157) da non sottovalutare, tanto che il Ministero della Salute è intervenuto obbligando i produttori ad esporre in caratteri rossi e ben visibili sui distributori automatici l’obbligo, da parte dei consumatori, di bollire il latte dopo l’acquisto. Slow food ha dedicato al tema un convegno. E Roberta Lodi, responsabile della sede milanese del CNR-ISPA, ha presentato il risultato delle analisi su 70 dei 100 distributori di latte crudo lombardi: in nessuno di questi c’era Escherichia coli 157.

Curioso poi che in Francia, patria del latte crudo, l’analisi su questo microrganismo non sia neppure tra quelle previste. «Il latte crudo ha dei vantaggi», premette Roberto Rubino, direttore della rivista Caseus, «però non vuol dire che la qualità, legata all’alimentazione delle vacche, sia necessariamente migliore. Oggi dovremmo pensare ad un latte migliore, magari riducendo la produzione per animale. Il latte buono e ricco di omega 3 si fa nutrendo l’animale con erbe di vario tipo, che danno aromi diversi. Oggi, invece, si privilegia un’alimentazione standard e “costruita” per far produrre di più. Che senso ha addizionare un latte di questo tipo con omega 3 e arrivare allo 0,5% quando il latte di podolica al pascolo ne ha tre volte tanto?».

Anche Miggiano è favorevole al latte crudo, con alcuni accorgimenti. «Se si è certi della provenienza e della filiera», precisa, «potrebbe essere preferibile, anche per gli innumerevoli vantaggi di sapore e nutrizionali. Ma attenzione anche alla bottiglia e al trasporto fino a casa. La catena del freddo è fondamentale». Non è possibilista invece Macrì che conclude che «se è vero che gli allevamenti sono controllatissimi, soprattutto quelli che forniscono latte crudo, non ha senso rischiare. Bollire sempre».